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lunedì 8 dicembre 2014

IL PRESIDE CHE VIETA IL PRESEPE AGLI ALUNNI

Ciao a tutti/e,
oggi vi racconto una notizia(che molti già conoscono) che, sinceramente, mi ha un pò scosso moralmente. Quella del preside di Celadina, un quartiere di Bergamo, alla scuola De Amicis.
In pratica, il "solerte" dirigente scolastico ha vietato ai piccoli alunni della "sua" scuola la costruzione di un presepe, per ricordare il Natale. 
La motivazione di questo gesto è da ricercare nella percentuale degli alunni stranieri che frequentano il suo istituto: il 30% per classe ed in alcune si arriva al 50%.
Capperi! Bellissime percentuali.

Non lo dico ironicamente ma solo perché lo penso davvero. Personalmente sono un sostenitore dell'integrazione di quelle persone, che vengono da luoghi lontani. E' vero sono anche cristiano ed è  proprio per questo, che intravedo nella diversità tra i popoli che si fondono, un grande e bellissimo arricchimento per una nazione multiculturale come ormai è diventata la nostra.
Per cui sono rimasto contrariato dal gesto scellerato del famoso preside.

Mi spiego meglio: a mio avviso non è che togliendo qualcosa ad un bambino poi automaticamente la si da ad un altro. Anzi, chiunque conosca un pò i piccoli è a conoscenza del fatto che, per loro, le tradizioni nate in famiglia(molto spesso), le piccole abitudini o le scelte di fede(seppur compiute dai genitori) sono importanti.
Non si può(sempre a mio avviso) dare come giustificazione "l'offesa" o un "fastidio"  verso una parte degli iscritti che magari appartiene ad altre fedi.
Mi chiedo: cosa avrebbe fatto il suddetto dirigente scolastico se un piccolo avesse portato il cappellino ebraico? o avesse voluto festeggiare una sua festa? e nei riguardi di alunni musulmani che volessero pregare più volte in un giorno con un tappeto? O se volessero vivere il Ramadan?
Di certo non si può vietare tutto a tutti no?!?

La cosa più giusta da fare per salvare l'incolumità psicologica e la diversità dei bambini? Semplice dare libertà di credo a tutti!
In questo modo, non si è fatto altro che limitare questa libertà e si sono poste le basi per limitarla ancora di più.
Perché non fare il presepe? Perché non permettere anche agli studenti delle altre religioni di vivere le loro fedi? Come sarebbe bello se tutti avessero i loro simboli e vivessero le loro feste e celebrazioni.

L'altra assurda motivazione data è stata(scrivo il testo delle sue parole): "La scuola non può assumersi l'impegno di celebrare ricorrenze religiose perché questo va oltre il nostro impegno".
Forse aveva paura di scendere a lavoro anche il giorno di Natale? Scherzi a parte, il presepe non è affatto una celebrazione ma, solo un simbolo seppur importantissimo, del Natale.
Per chiunque crede o ha creduto da bambino, il presepe è stato sempre un momento dove si è stati uniti con la famiglia, un momento per sognare un domani migliore e da grandi rievoca dei ricordi che portano commozione e scaldano il cuore.

Il "preside", dopotutto ha lasciato all'interno delle classi il crocifisso senza aggiungere altri simboli per chi professa un altra fede. La motivazione? Anche in questo caso è interessante il virgolettato "Se lo tolgo se ne fa una questione di stato ed io ho cose più importanti di cui occuparmi".
Beh, perché non ha iniziato ad occuparsi di cose più importanti prima di questa assurda vicenda?
Concludo dicendo: due sono le cose o il "preside" era in cerca di pubblicità o, più semplicemente,

nella nostra società accanto ad un bigottismo religioso(perché poi bisogna anche ammettere che esiste, eccome!) si sta affiancando un bigottismo laico che ci può danneggiare ancora di più.
A presto.

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